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Digiuno, Autofagia e Autoguarigione

2025-03-28 16:09

Dr. Francesco Paolo Iavarone

Nutrizione, Biochimica, Nutrigenomica, Nutrigenetica e Nutrizione Applicata: Personalizzare la Nutrizione in Base al Tuo DNA, nutrizione, digiunointermittente, autoguarigione, autofagia,

Digiuno, Autofagia e Autoguarigione

In questo articolo effettueremo una panoramica delle ultime ricerche scientifiche sul digiuno e gli effetti sull'organismo umano

Il digiuno – in particolare il digiuno intermittente o la restrizione calorica periodica – è emerso come una potenziale strategia di autoguarigione dell’organismo. Uno dei meccanismi chiave attraverso cui il digiuno esercita i suoi effetti è l’autofagia, un processo cellulare di “auto-cannibalismo” controllato, in cui le cellule degradano e riciclano le componenti danneggiate o inutili ( The Beneficial and Adverse Effects of Autophagic Response to Caloric Restriction and Fasting - PMC ). L’attivazione dell’autofagia durante il digiuno aiuta le cellule a eliminare proteine mal ripiegate e organelli difettosi, mantenendo l’omeostasi e la salute cellulare ( The Beneficial and Adverse Effects of Autophagic Response to Caloric Restriction and Fasting - PMC ). Negli ultimi anni, numerosi studi scientifici – inclusi studi clinici su esseri umani, revisioni sistematiche e meta-analisi – hanno indagato i benefici del digiuno mediati dall’autofagia. Di seguito presentiamo i risultati più recenti riguardo agli effetti del digiuno su salute cellulare, rigenerazione dei tessuti, prevenzione di malattie neurodegenerative e tumorali, e longevità, con riferimenti alle fonti e un’analisi di limiti e controversie.

 

Salute Cellulare e Meccanismi dell’Autofagia

( Beneficial effects of intermittent fasting: a narrative review - PMC )Durante il digiuno, l’organismo attiva una serie di percorsi metabolici di difesa e riparazione cellulare. In assenza di nutrienti, diminuisce l’attività di mTOR (un sensore di nutrienti) e si attiva AMPK, promuovendo l’autofagia e altri meccanismi di resilienza cellulare. Questo porta a riduzione dello stress ossidativo e dell’infiammazione, in modo simile a quanto avviene con l’esercizio fisico ( Beneficial effects of intermittent fasting: a narrative review - PMC ). Ad esempio, è stato osservato che il digiuno aumenta l’attività di enzimi antiossidanti come SOD, migliorando la neutralizzazione dei radicali liberi (The Beneficial and Adverse Effects of Autophagic Response to ...).

Parallelamente, l’autofagia attivata dal digiuno contribuisce a proteggere le cellule da danni futuri: rimuovendo i rifiuti cellulari, si previene l’accumulo di prodotti tossici e si favorisce un “ringiovanimento” della cellula. Studi sugli animali e sull’uomo mostrano anche benefici metabolici: il digiuno intermittente migliora la sensibilità all’insulina e riduce l’insulinemia a digiuno, in parte grazie all’attivazione di processi di riparazione cellulare e all’aumento del flusso autofagico (Intermittent fasting and health outcomes: an umbrella review of systematic reviews and meta-analyses of randomised controlled trials - eClinicalMedicine). Contestualmente si osserva una diminuzione dello stress ossidativo sistemico e dei marker infiammatori ( Beneficial effects of intermittent fasting: a narrative review - PMC ), creando un ambiente biochimico favorevole alla salute cellulare. In sintesi, il digiuno induce una modalità “risparmio & riparazione” nelle cellule: si sospende temporaneamente la crescita e si potenziano i processi di manutenzione interna, permettendo all’organismo di affrontare meglio condizioni avverse e prevenire danni a lungo termine.

 

Rigenerazione Cellulare e Tissutale

Un effetto notevole del digiuno, emerso da ricerche recenti, è la capacità di stimolare la rigenerazione di cellule e tessuti dopo la fase di digiuno, soprattutto durante la rialimentazione. Questo fenomeno è stato documentato inizialmente nel sistema immunitario: cicli di digiuno prolungato seguiti da rialimentazione possono attivare le cellule staminali ematopoietiche, portando alla generazione di nuove cellule immunitarie (When Fasting Gets Tough, the Tough Immune Cells Get Going—or Die). In uno studio fondamentale sui topi, ad esempio, periodi di digiuno hanno indotto una riduzione di globuli bianchi vecchi o danneggiati, seguita – al momento di tornare a nutrirsi – da un rimbalzo rigenerativo con produzione di globuli bianchi nuovi e più efficaci (When Fasting Gets Tough, the Tough Immune Cells Get Going—or Die). Questo suggerisce un “ripristino” del sistema immunitario attraverso l’autofagia: le cellule immunitarie vecchie vengono eliminate e sostituite da cellule giovani, migliorando la funzione immunitaria.

(Study reveals the benefits and downside of fasting | MIT News | Massachusetts Institute of Technology)Anche in altri tessuti è stato osservato un effetto rigenerativo. Ricerche del 2024 sul sistema gastrointestinale hanno mostrato che il digiuno aumenta la capacità rigenerativa delle cellule staminali intestinali, aiutando l’intestino a riparare lesioni o infiammazioni (Study reveals the benefits and downside of fasting | MIT News | Massachusetts Institute of Technology). In particolare, studi su modelli murini indicano che durante un digiuno prolungato le cellule staminali intestinali entrano in quiescenza, ma dopo 24 ore dalla rialimentazione la loro proliferazione accelera drasticamente, superando i livelli osservati in animali che non avevano digiunato (Study reveals the benefits and downside of fasting | MIT News | Massachusetts Institute of Technology). Questa ondata rigenerativa post-digiuno contribuisce a rimpiazzare le cellule intestinali danneggiate con cellule nuove, mostrando come il digiuno possa “preparare il terreno” per una riparazione tissutale più efficiente.

Un altro esempio proviene dal campo della medicina rigenerativa muscolo-scheletrica e dei follicoli piliferi: l’autofagia è stata correlata all’attivazione delle cellule staminali muscolari e di quelle dei follicoli dei capelli, contribuendo al mantenimento della loro capacità di autorinnovamento (Autophagy in Muscle Regeneration: Mechanisms, Targets ... - MDPI) (Autophagy induces hair follicle stem cell activation and hair follicle regeneration by regulating glycolysis | Cell & Bioscience | Full Text). Ciò implica potenziali benefici del digiuno nel favorire la rigenerazione muscolare dopo infortuni e persino nel rallentare la caduta dei capelli attraverso la riattivazione di cellule staminali quiescenti (anche se queste applicazioni sono ancora in fase di studio).

È importante notare che la rigenerazione stimolata dal digiuno avviene in modo controllato ed è generalmente benefica; tuttavia, una rigenerazione eccessiva o incontrollata potrebbe avere effetti indesiderati (come discusso più avanti nella sezione Limiti e Controversie). Ad esempio, uno studio ha evidenziato che nei topi anziani, un digiuno seguito da rialimentazione rapida portava sì a maggiore attività staminale intestinale, ma se in quella fase erano presenti cellule precancerose, la spinta rigenerativa poteva facilitarne la progressione in tumori iniziali (Study reveals the benefits and downside of fasting | MIT News | Massachusetts Institute of Technology). Questo non invalida i benefici rigenerativi del digiuno, ma indica la necessità di ulteriori ricerche per capire come massimizzare i benefici minimizzando i rischi in determinate condizioni.

 

Prevenzione di Malattie Neurodegenerative

Un campo di grande interesse è l’effetto del digiuno (e dell’autofagia da esso indotta) sul cervello e sulle malattie neurodegenerative come Alzheimer e Parkinson. L’accumulo di proteine tossiche – ad esempio le placche di beta-amiloide e gli aggrovigli di proteina tau fosforilata nell’Alzheimer – è una caratteristica chiave di queste malattie. L’autofagia rappresenta il meccanismo naturale con cui le cellule neuronali potrebbero eliminare tali aggregati proteici; pertanto stimolarla attraverso il digiuno è visto come una strategia promettente.

Diversi studi recenti supportano questa idea. Studi preclinici (su modelli animali di demenza) mostrano che il digiuno intermittente può migliorare la funzione cognitiva e ridurre la patologia neurodegenerativa. Ad esempio, nei topi predisposti all’Alzheimer, la restrizione calorica ha portato a minore accumulo di beta-amiloide nel cervello rispetto ad animali nutriti normalmente ( Effects of intermittent fasting on cognitive health and Alzheimer’s disease - PMC ). Allo stesso modo, si sono osservati adattamenti sinaptici positivi nell’ippocampo (area cruciale per memoria e apprendimento) e miglioramenti nei test di memoria dopo periodi di digiuno ( Effects of intermittent fasting on cognitive health and Alzheimer’s disease - PMC ). Questi cambiamenti sono coerenti con un aumento di fattori neuroprotettivi: infatti il digiuno aumenta i livelli di BDNF (Brain-Derived Neurotrophic Factor) nell’ippocampo, una proteina che supporta la sopravvivenza e la crescita dei neuroni ().

()Una revisione del 2024 riporta che il digiuno ha aiutato ad alleviare sintomi in modelli di varie malattie neurodegenerative tra cui Alzheimer, Parkinson, epilessia e sclerosi multipla, riducendo la neuroinfiammazione, migliorando la sensibilità all’insulina nel cervello e modulando il microbiota intestinale e l’autofagia (). In particolare, nei modelli murini di Alzheimer, il digiuno ha ridotto l’attivazione delle cellule gliali pro-infiammatorie, migliorato l’omeostasi insulinica cerebrale e abbassato la fosforilazione della proteina tau, rallentando la formazione di grovigli neurofibrillari (). Inoltre, attraverso l’attivazione di vie metaboliche come AMPK, sirtuine e la riduzione di IGF-1/insulina, il digiuno ha diminuito i depositi di beta-amiloide nei modelli animali (). Questi effetti benefici sono attribuiti in parte all’autofagia: eliminando le proteine aggregate e le strutture cellulari danneggiate, si protegge il neurone dal degenerare.

Dal lato clinico, le evidenze dirette nell’uomo sono ancora limitate ma incoraggianti. Studi su persone con declino cognitivo lieve (MCI) o a rischio di demenza hanno iniziato a esplorare interventi di digiuno controllato. È stato documentato, ad esempio, che soggetti anziani in sovrappeso che adottano un regime di digiuno 5:2 (due giorni a calorie molto ridotte a settimana) mostrano miglioramenti in alcuni indicatori metabolici e infiammatori associati al rischio di Alzheimer ( Effects of intermittent fasting on cognitive health and Alzheimer’s disease - PMC ). Un’analisi del 2023 sottolinea che le alterazioni fisiologiche indotte dal digiuno (chetosi, riduzione stress ossidativo, miglioramento vascolare) possono contrastare i meccanismi patologici dell’Alzheimer e che nel lungo termine l’adozione dell’IF potrebbe contribuire a ritardare o invertire la progressione della malattia ( Effects of intermittent fasting on cognitive health and Alzheimer’s disease - PMC ) ( Effects of intermittent fasting on cognitive health and Alzheimer’s disease - PMC ).

Va sottolineato che sono in corso trial clinici più ampi per valutare in maniera definitiva l’impatto del digiuno su pazienti con Alzheimer conclamato (). Nel frattempo, gli esperti considerano il digiuno come intervento preventivo potenziale: grazie ai suoi effetti su metabolismo (migliora la pressione e la salute vascolare, anch’essi fattori importanti per la demenza) ( Effects of intermittent fasting on cognitive health and Alzheimer’s disease - PMC ) e su processi cellulari chiave, potrebbe ridurre l’incidenza o posticipare l’insorgenza di malattie neurodegenerative.

 

Effetti Antitumorali del Digiuno e dell’Autofagia

L’idea che il digiuno possa aiutare a prevenire o combattere i tumori ha guadagnato attenzione crescente. I meccanismi proposti coinvolgono sia effetti diretti sulle cellule tumorali, sia protezione delle cellule sane durante terapie aggressive. Quando l’organismo digiuna, i cambiamenti metabolici colpiscono cellule sane e cancerose in modi differenti. Le cellule sane entrano in una sorta di modalità di conservazione: con nutrienti scarsi, deviano l’energia dai processi di crescita verso quelli di mantenimento e riparazione ( The Beneficial and Adverse Effects of Autophagic Response to Caloric Restriction and Fasting - PMC ). Questo le rende più resistenti a insulti come la chemioterapia. Al contrario, molte cellule tumorali, a causa di mutazioni oncogeniche (ad es. iperattivazione di IGF-1, Ras, AKT/mTOR), rimangono orientate alla proliferazione e non riescono ad adattarsi bene alla carenza di nutrienti ( The Beneficial and Adverse Effects of Autophagic Response to Caloric Restriction and Fasting - PMC ). In parole semplici, il digiuno mette alla prova le cellule: le cellule sane rallentano e si proteggono, le cellule tumorali stressate dalla fame diventano più vulnerabili.

Diversi studi preclinici sugli animali supportano benefici del digiuno contro il cancro. La restrizione calorica cronica è da tempo nota per rallentare la crescita di tumori in modelli murini e ridurre l’incidenza di neoplasie spontanee. Anche digiuni intermittenti brevi prima di un trattamento possono fare la differenza: esperimenti indicano che un breve digiuno prima della radioterapia aumenta le proprietà tumoricide delle radiazioni, probabilmente rendendo le cellule maligne meno capaci di riparare i danni al DNA ( The Beneficial and Adverse Effects of Autophagic Response to Caloric Restriction and Fasting - PMC ). In vitro, privare di glucosio o siero le cellule cancerose coltivate le porta ad accumulare stress ossidativo (ROS) e ad attivare percorsi di morte cellulare, mentre le cellule sane parallele resistono meglio a queste condizioni di fame ( The Beneficial and Adverse Effects of Autophagic Response to Caloric Restriction and Fasting - PMC ). Ciò avvalora la tesi che il metabolismo alterato delle cellule tumorali le renda il loro “tallone d’Achille” sotto digiuno.

Per quanto riguarda la prevenzione tumorale, studi su modelli animali hanno mostrato che restrizioni dietetiche periodiche possono ridurre l’incidenza di tumori legati all’età ( The Beneficial and Adverse Effects of Autophagic Response to Caloric Restriction and Fasting - PMC ). Meccanismi anti-tumorali attivati dal digiuno includono l’abbassamento dei livelli circolanti di insulina e IGF-1, ormoni che promuovono la crescita cellulare (in uno studio, un ciclo di dieta mima-digiuno di 5 giorni in volontari ha ridotto significativamente IGF-1, insulinemia e glicemia ( The Beneficial and Adverse Effects of Autophagic Response to Caloric Restriction and Fasting - PMC ), associandosi a un profilo metabolico meno favorevole alla crescita tumorale). Inoltre, il digiuno innesca segnali benefici come l’aumento del rapporto adiponectina/leptina, la riduzione di alcune citochine infiammatorie e l’attivazione di enzimi riparatori del DNA (come H2AX, coinvolto nella riparazione delle rotture del DNA) ( The Beneficial and Adverse Effects of Autophagic Response to Caloric Restriction and Fasting - PMC ) – tutte risposte che possono contribuire a sorvegliare ed eliminare cellule potenzialmente cancerose.

Evidenze cliniche umane sul digiuno in oncologia stanno iniziando ad emergere. Una revisione sistematica già dal 2017 aveva evidenziato risultati promettenti: pazienti oncologici che digiunavano per breve tempo attorno ai cicli di chemioterapia riferivano minori effetti collaterali e migliori tassi di tolleranza al trattamento ( The Beneficial and Adverse Effects of Autophagic Response to Caloric Restriction and Fasting - PMC ). In alcuni casi preliminari, il digiuno ha mostrato di poter potenziare la risposta tumorale ai farmaci (ad esempio miglior penetrazione della chemio nelle cellule maligne in condizioni di bassa insulina). È importante sottolineare che, allo stato attuale, il digiuno non è una cura “ufficiale” per il cancro, ma viene studiato come terapia di supporto. Gli oncologi guardano al digiuno o a diete mima-digiuno come strumenti per aumentare l’efficacia delle cure tradizionali e proteggere i tessuti sani durante i trattamenti ( The Beneficial and Adverse Effects of Autophagic Response to Caloric Restriction and Fasting - PMC ).

Infine, va menzionato il ruolo complesso dell’autofagia nel cancro: da un lato, attivare l’autofagia può aiutare a smaltire componenti cellulari danneggiati e persino indurre la morte di cellule tumorali; dall’altro lato, paradossalmente alcune cellule tumorali sfruttano l’autofagia per sopravvivere in ambienti ostili (ad esempio durante la chemio). Studi riportano risultati misti con diete chetogeniche o altre varianti: in alcuni contesti, attivare l’autofagia tramite dieta ha avuto effetti antitumorali; in altri, ha prodotto risultati contrastanti se combinato con terapie, a seconda del tipo di tumore e del metabolismo specifico coinvolto ( The Beneficial and Adverse Effects of Autophagic Response to Caloric Restriction and Fasting - PMC ). Ad esempio, tumori con scarsa capacità di utilizzare i corpi chetonici possono essere molto sensibili al digiuno, mentre altri potrebbero resistere meglio. Questa dualità è oggetto di intensa ricerca, e implica che l’approccio vada modulato caso per caso.

 

Digiuno, Autofagia e Longevità

Uno dei benefici più affascinanti associati al digiuno è il suo potenziale effetto sulla longevità e sul processo di invecchiamento. Da studi pionieristici su organismi semplici negli anni ‘30, sappiamo che la restrizione calorica (CR) può estendere drasticamente la durata della vita in specie come topi, ratti, lieviti e moscerini della frutta. L’autofagia è emersa come un mediatore cruciale di questo effetto: senza autofagia, l’estensione della vita da restrizione calorica non si osserva. In altre parole, il riciclo cellulare è il motore interno che rallenta l’invecchiamento quando una cellula è in modalità di “dieta”.

Evidenze recenti confermano e approfondiscono questi concetti. È stato dimostrato che il digiuno intermittente e altre forme di restrizione attivano nell’organismo gli stessi percorsi pro-longevità della CR. In condizioni di digiuno, l’inibizione di mTOR e l’attivazione di AMPK/Sirtuine portano all’espressione di geni di riparazione del DNA, anti-ossidanti e anti-infiammatori, contribuendo a mantenere le cellule “più giovani” più a lungo (Nature Cell Biology Study: Successful Fasting Requires Spermidine • Department of Biology, Chemistry, Pharmacy). Ad esempio, uno studio ha rilevato che digiuni brevi e ripetuti nei topi anziani miglioravano la funzione cardiaca invecchiata e riducevano marcatori di infiammazione cronica, effetti tipici di un invecchiamento rallentato, ma ciò avveniva solo se durante il digiuno si attivava l’autofagia cellulare in modo efficace (Nature Cell Biology Study: Successful Fasting Requires Spermidine • Department of Biology, Chemistry, Pharmacy).

Un risultato di grande rilievo pubblicato nel 2024 su Nature Cell Biology ha messo in luce il ruolo di una molecola specifica, la spermidina, nel collegare digiuno, autofagia e longevità. In questo studio internazionale, condotto su lieviti, moscerini della frutta, topi e anche esseri umani, i ricercatori hanno scoperto che il digiuno aumenta i livelli endogeni di spermidina in diversi organismi (compresi volontari umani) (Nature Cell Biology Study: Successful Fasting Requires Spermidine • Department of Biology, Chemistry, Pharmacy) (Spermidine is essential for fasting-mediated autophagy and longevity). La spermidina è una piccola molecola poliamminica che stimola direttamente l’autofagia nelle cellule. L’aspetto chiave emerso è che i benefici del digiuno su salute e vita – come il miglioramento della fitness, l’allungamento della durata della vita e la protezione dal declino cognitivo in modelli animali – erano strettamente dipendenti dall’aumento di spermidina (Nature Cell Biology Study: Successful Fasting Requires Spermidine • Department of Biology, Chemistry, Pharmacy). Quando i ricercatori, tramite interventi farmacologici o genetici, hanno impedito l’aumento di spermidina (e quindi bloccato l’autofagia) nei modelli, i consueti effetti positivi del digiuno sparivano (Nature Cell Biology Study: Successful Fasting Requires Spermidine • Department of Biology, Chemistry, Pharmacy). Al contrario, supplementi di spermidina mimavano molti effetti anti-età del digiuno. Questo fornisce una prova diretta che l’autofagia non è solo correlata, ma necessaria, per tradurre la “fame” in benefici anti-invecchiamento.

In sintesi, il digiuno moderato e controllato attiva nell’organismo una sorta di “programma di manutenzione” anti-età. Le cellule liberano detriti, riparano danni, riciclano componenti e ottimizzano l’uso di energia. Ciò può prevenire l’instaurarsi di quei danni cumulativi che, col tempo, portano a disfunzioni legate all’età. Studi su mammiferi hanno documentato, ad esempio, miglioramenti nella funzione mitocondriale e una riduzione dell’accumulo di molecole associate all’invecchiamento (come il NAD ridotto, lipofuscina, ecc.) in animali sottoposti a digiuno intermittente (Nature Cell Biology Study: Successful Fasting Requires Spermidine • Department of Biology, Chemistry, Pharmacy) (Nature Cell Biology Study: Successful Fasting Requires Spermidine • Department of Biology, Chemistry, Pharmacy). Negli esseri umani, sebbene non sia possibile condurre esperimenti per “vedere” un aumento della longevità direttamente (dato che richiederebbero decenni), gli indicatori proxy sono promettenti: chi pratica diete a restrizione calorica controllata mostra profili metabolici da “super adulto sano” (bassa glicemia, bassa pressione, infiammazione ridotta, profilo lipidico ottimale) paragonabili a persone molto più giovani. Inoltre, osservazioni epidemiologiche suggeriscono che abitudini come il digiuno periodico (ad esempio per motivi religiosi o culturali) sono talvolta associate a minore incidenza di malattie metaboliche e cardiovascolari, il che indirettamente può contribuire a una vita più lunga e sana.

 

Limiti e Controversie nella Letteratura Scientifica

Nonostante l’entusiasmo per questi risultati, è importante riconoscere limiti e controversie emersi dalla ricerca su digiuno e autofagia:

  • Prevalenza di studi preclinici: Molti dati provengono da studi su animali o su cellule in coltura. Sebbene i meccanismi di base dell’autofagia siano conservati, l’applicazione all’uomo presenta complessità maggiori. Ad esempio, ciò che funziona in un topo (metabolismo accelerato, vita breve) potrebbe non tradursi esattamente nell’uomo. Le evidenze nell’uomo per ambiti come la prevenzione dell’Alzheimer o la longevità sono ad oggi per lo più indirette o in fase iniziale. Servono studi clinici a lungo termine per confermare se il digiuno estende effettivamente la vita umana o previene demenze, tenendo conto di fattori confondenti.
  • Eterogeneità dei protocolli e risultati: Il “digiuno” non è un intervento unico – esistono varie modalità (digiuno intermittente 16/8, 5:2, alternate-day fasting, dieta mima-digiuno, digiuno prolungato di 3+ giorni, ecc.) e l’effetto può variare. Alcuni studi hanno trovato risultati contrastanti a seconda del protocollo. Ad esempio, mentre molti lavori mostrano riduzione dell’infiammazione con il digiuno, uno studio su modelli di Alzheimer ha segnalato che un digiuno a giorni alterni molto stressante potrebbe aver esacerbato l’infiammazione cerebrale in alcuni casi (). Questo indica che tempistica e durata del digiuno sono critiche: un digiuno troppo lungo o effettuato al momento sbagliato potrebbe essere controproducente. Allo stesso modo, sul fronte metabolico, una meta-analisi ha suggerito che il digiuno intermittente non è necessariamente superiore alla restrizione calorica continua nel migliorare alcuni parametri (ad esempio, in un’analisi l’IF ha abbassato la pressione sanguigna sistolica meno di una dieta ipocalorica tradizionale) (Intermittent fasting and health outcomes: an umbrella review of systematic reviews and meta-analyses of randomised controlled trials - eClinicalMedicine). Ciò non significa che il digiuno non funzioni, ma che non è una panacea miracolosa in ogni contesto e potrebbe offrire benefici analoghi ad altre strategie di dimagrimento e miglioramento metabolico.
  • Autofagia: dose e contesto contano: L’autofagia moderata è benefica, ma troppa autofagia può diventare dannosa. Se il digiuno è eccessivamente prolungato o severo, si rischia di spingere le cellule verso una forma di morte cellulare autofagica (nota anche come morte cellulare di tipo II) ( The Beneficial and Adverse Effects of Autophagic Response to Caloric Restriction and Fasting - PMC ). In altre parole, la cellula “divora” se stessa oltre il punto di recupero. Inoltre, una forte autofagia prolungata può comportare perdita di massa muscolare e altri effetti negativi. La sfida è trovare il bilanciamento ottimale – attivare l’autofagia abbastanza da pulire e rigenerare, ma non così a lungo da intaccare tessuti sani. Le linee guida dei ricercatori invitano a non estremizzare: digiuni periodici brevi sembrano offrire un buon compromesso, mentre digiuni molto lunghi dovrebbero essere supervisionati da medici.
  • Popolazioni speciali e rischi: Gli studi clinici sul digiuno in genere selezionano individui sovrappeso o metabolicamente poco sani, che possono trarne beneficio. Ma non tutti possono o devono digiunare. Ad esempio, persone già fragili o sottopeso, donne in gravidanza, diabetici in terapia farmacologica, pazienti con disturbi alimentari o con particolari patologie potrebbero subire danni dal digiuno. Queste considerazioni spesso non emergono nelle pubblicazioni focalizzate sui benefici, ma sono importanti limiti nella traslazione pratica. Inoltre, l’aderenza a lungo termine al digiuno intermittente può essere difficile: alcune persone non tollerano bene il digiuno (mal di testa, cali di pressione, fame intensa) e questo può limitarne l’applicabilità reale nonostante i benefici teorici (Nature Cell Biology Study: Successful Fasting Requires Spermidine • Department of Biology, Chemistry, Pharmacy).
  • Controversie sul ruolo specifico dell’autofagia: Benché l’autofagia sia riconosciuta come meccanismo centrale, rimane da chiarire quanto dei benefici del digiuno dipenda direttamente da essa rispetto ad altri cambiamenti. Ad esempio, il miglioramento metabolico e la perdita di peso indotti dal digiuno di per sé apportano benefici (riduzione di glucosio, insulina, grasso viscerale) che prevengono malattie – indipendentemente dall’autofagia. Alcuni scienziati discutono se l’autofagia attivata dal digiuno fornisca benefici aggiuntivi oltre a quelli dovuti al semplice deficit calorico. Gli studi con spermidina (Nature Cell Biology Study: Successful Fasting Requires Spermidine • Department of Biology, Chemistry, Pharmacy) e modelli geneticamente modificati (in cui si disattiva l’autofagia) suggeriscono di sì, ma è un filone di ricerca attivo. In parallelo, misurare l’autofagia nell’uomo vivo non è semplice; spesso ci si affida a marker indiretti nei campioni di sangue o tessuto. Questo comporta un certo grado di speculazione nell’attribuire all’autofagia i vari effetti: la sua rilevanza esatta in ogni beneficio (es. x% del beneficio neuroprotettivo è dovuto all’autofagia vs y% dovuto ai chetoni prodotti) è ancora da quantificare con precisione.
  • Dati limitati su outcome duri: Fino ad oggi mancano evidenze conclusive che il digiuno riduca l’incidenza di cancro o demenza negli esseri umani su larga scala, o che allunghi la vita. Questi studi richiederanno decenni e campioni molto grandi. Ci sono però trial in corso osservando marker surrogati (ad es. funzionamento cognitivo, indicatori di rischio oncologico, lunghezza dei telomeri, ecc.). La comunità scientifica è cautamente ottimista, ma sottolinea la necessità di ulteriori ricerche cliniche per confermare i promettenti risultati preclinici (). Nel frattempo, organizzazioni sanitarie consigliano di considerare il digiuno intermittente una delle possibili strategie di miglioramento dello stile di vita, da personalizzare caso per caso e non una cura universale.

     

In conclusione, il panorama delle ricerche più recenti dipinge il digiuno controllato come un potente stimolo ai meccanismi naturali di autoriparazione dell’organismo, in cui l’autofagia gioca un ruolo centrale. I benefici potenziali – dalla salute cellulare di base fino alla prevenzione di patologie complesse legate all’età – sono supportati da un crescente corpus di studi scientifici ( The Beneficial and Adverse Effects of Autophagic Response to Caloric Restriction and Fasting - PMC ) (). Allo stesso tempo, la scienza riconosce che il digiuno non è privo di sfide e va applicato con consapevolezza: la fame che cura deve essere ben dosata. I prossimi anni vedranno certamente ulteriori studi (alcuni in corso) che aiuteranno a definire linee guida ottimali su chi, come e quanto dovrebbe digiunare per massimizzare l’autoguarigione cellulare mantenendo la sicurezza.



Fonti: Le affermazioni sopra riportate sono supportate da studi e review recenti, tra cui revisioni sistematiche e meta-analisi sul digiuno intermittente (Intermittent fasting and health outcomes: an umbrella review of systematic reviews and meta-analyses of randomised controlled trials - eClinicalMedicine) ( Effects of intermittent fasting on cognitive health and Alzheimer’s disease - PMC ), studi preclinici su modelli di malattia (), e ricerche cliniche emergenti. Abbiamo citato, ad esempio, un’umbrella review del 2024 che sintetizza gli effetti del digiuno sulla salute umana (Intermittent fasting and health outcomes: an umbrella review of systematic reviews and meta-analyses of randomised controlled trials - eClinicalMedicine) (Intermittent fasting and health outcomes: an umbrella review of systematic reviews and meta-analyses of randomised controlled trials - eClinicalMedicine), articoli di revisione sul digiuno in ambito neurologico () ( Effects of intermittent fasting on cognitive health and Alzheimer’s disease - PMC ), oncologico ( The Beneficial and Adverse Effects of Autophagic Response to Caloric Restriction and Fasting - PMC ) ( The Beneficial and Adverse Effects of Autophagic Response to Caloric Restriction and Fasting - PMC ) e geriatrico ( The Beneficial and Adverse Effects of Autophagic Response to Caloric Restriction and Fasting - PMC ) (Nature Cell Biology Study: Successful Fasting Requires Spermidine • Department of Biology, Chemistry, Pharmacy), nonché studi originali sul ruolo dell’autofagia nella rigenerazione e longevità (When Fasting Gets Tough, the Tough Immune Cells Get Going—or Die) (Nature Cell Biology Study: Successful Fasting Requires Spermidine • Department of Biology, Chemistry, Pharmacy). Queste fonti forniscono un quadro aggiornato (ultimi 2-3 anni) sui progressi scientifici riguardanti il digiuno come strumento di promozione della salute e prevenzione delle malattie tramite l’autofagia.

 

Fonti Bibliografiche

The Beneficial and Adverse Effects of Autophagic Response to Caloric Restriction and Fasting – PMC
🔗 https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7474734/

Beneficial Effects of Intermittent Fasting: A Narrative Review – PMC
🔗 https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC9309007/

Intermittent Fasting and Health Outcomes: Umbrella Review – eClinicalMedicine (The Lancet)
🔗 https://www.thelancet.com/journals/eclinm/article/PIIS2589-5370(24)00098-1/fulltext

When Fasting Gets Tough, the Tough Immune Cells Get Going—or Die – Salk Institute
🔗 https://www.salk.edu/news-release/when-fasting-gets-tough-the-tough-immune-cells-get-going-or-die/

Study Reveals the Benefits and Downside of Fasting – MIT News (2024)
🔗 https://news.mit.edu/2024/benefits-downside-fasting-0122

Autophagy in Muscle Regeneration: Mechanisms, Targets – MDPI
🔗 https://www.mdpi.com/1422-0067/25/22/11901

Autophagy Induces Hair Follicle Stem Cell Activation – Cell & Bioscience
🔗 https://cellandbioscience.biomedcentral.com/articles/10.1186/s13578-023-01177-2

Effects of Intermittent Fasting on Cognitive Health and Alzheimer’s Disease – PMC
🔗 https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC10346562/

Nature Cell Biology Study: Successful Fasting Requires Spermidine – FU Berlin
🔗 https://www.bcp.fu-berlin.de/en/biologie/arbeitsgruppen/zellbiologie/Research/Nature-Cell-Biology-Study-Successful-Fasting-Requires-Spermidine/index.html

Spermidine is Essential for Fasting-Mediated Autophagy and Longevity – Nature Cell Biology
🔗 https://www.nature.com/articles/s41556-023-01165-y

 

 

 

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Autore dell’articolo

Il Dr. Francesco Paolo Iavarone è un esperto in nutrizione, personal training, osteopatia, posturologia, chinesiologia, fitoterapia ed emotusologia. Con una vasta esperienza nel campo del fitness e della nutrizione sportiva, il Dr. Iavarone offre programmi di allenamento personalizzati e basati su evidenze scientifiche, progettati per migliorare la forza, la composizione corporea e il benessere generale dei suoi pazienti. Il suo approccio olistico e scientifico garantisce che ogni cliente riceva il supporto necessario per raggiungere i propri obiettivi di fitness in modo sicuro ed efficace.  Clicca qui per consultare il CV esteso.

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Descrizione del box 2.

Box 3

Descrizione del box 3.

Box 4

Descrizione del box 4.